martedì 6 marzo 2018

LA PORTA APERTA Il ruolo del teatro nella mia esperienza didattica e clinica.

di Marco Venturelli, psicologo psicoterapeuta.

Le mie esperienze in campo teatrale sono state un elemento importante della mia crescita personale e professionale. Negli anni successivi la scelta di diventare psicoterapeuta e didatta mi ha stimolato e incoraggiato ad esplorare le connessioni tra la psicoterapia e quella parte del teatro di ricerca la cui essenza si fonda sulla relazione che si crea tra attore e spettatore nel tempo presente e nello spazio in cui l'evento teatrale ha luogo.
Un teatro vivo, in cui “recitare” non vuol dire “far finta”, ma essere presenti in quel momento, attenti nel qui e ora, senza smanie di protagonismo o inutili esibizioni di abilità tecniche, coltivando una costante attenzione rivolta a sé e all’altro.

Nel mio lavoro di terapeuta e di didatta in alcuni casi utilizzo la “lente” del teatro. Nella didattica in particolare, questo si traduce nell’utilizzazione di esercizi esperienziali per lavorare e riflettere sulla persona dell’allievo, un’opportunità aggiuntiva che può contribuire ad affinare e potenziare aspetti personali/stilistici del futuro terapeuta. Nel corso degli anni le necessità formative emergenti dalla relazione con gli allievi mi hanno stimolato a creare nuovi esercizi.

Mi piace immaginare la formazione e per certi versi anche l’attività clinica, come la situazione di chi apprende l’arte di diventare funambolo: è responsabilità del funambolo più esperto utilizzare tutti gli accorgimenti possibili per insegnare all’altro a stare in equilibrio, mentre è compito dell’allievo utilizzare al meglio il proprio desiderio di apprendere…in fondo entrambi camminano sulla stessa fune!

Dr. Marco Venturelli, Psicoterapeuta, Didatta C.S.A.P.R.


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