di Silvia Vannucci, psicologa psicoterapeuta, socia e docente di CSAPR Prato.
Interpretare con un modello lineare il comportamento sfidante e
sintomatico del giovane paziente può esitare nella cronicizzazione
iatrogena del disturbo, iniziando un inesorabile percorso di
medicalizzazione, o nella rottura dell’alleanza terapeutica tra lo
psicoterapeuta e l’adolescente, che perderebbe così una
fondamentale occasione di cura e di salute.
L’adolescenza dei figli può essere il detonatore di una carica
esplosiva accumulata negli anni da una coppia di genitori non
abbastanza evoluta. La lettura relazionale di questa fase del ciclo
della famiglia ci permette di intervenire in modo efficace sulla
salute dell’adolescente, utilizzando la forza stessa
dell’esplosione che egli agisce nel sistema attraverso il
comportamento sintomatico.
Come psicoterapeuta formata al Centro Studi, con esperienza ormai
quasi ventennale, ricevo le famiglie e gli adolescenti consapevole
delle inside che i ragazzi ci presentano ma anche del loro potente e
lucido punto di osservazione sulle fragilità dei grandi; succede che
arriva la seduta familiare dove invito l’adolescente in difficoltà
a sedersi accanto a me e insieme parliamo di quei due adulti
problematici… poi ci salutiamo con l’impegno dei genitori di
farsi carico delle proprie difficoltà, magari con l’aiuto di un
eventuale altro psicoterapeuta. La psicoterapia prosegue con un
adolescente finalmente libero di poter costruire e integrare la
propria identità, che può guardare al mondo intorno, anziché
vigilare come sentinella per i suoi: ciascuno ha ripreso il suo posto
e tutti hanno partecipato alla magia della guarigione del paziente
designato.
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